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9 Dicembre 2021

Indicatori strutturali chiave sulle politiche educative in Europa e riforme dal 2015 a oggi: aggiornamento 2021

Pubblicato il rapporto di Eurydice che aggiorna gli indicatori strutturali sulle aree chiave delle politiche educative in Europa completato da una panoramica delle riforme e dei principali sviluppi politici nei vari paesi dal 2015 ad oggi.

di Alessandra Mochi

È appena stato pubblicato Structural Indicators for Monitoring Education and Training Systems in Europe 2021, il rapporto di Eurydice aggiornato sugli indicatori strutturali per il monitoraggio dei sistemi di istruzione e formazione in Europa che presenta oltre 20 indicatori chiave sulle politiche educative nelle seguenti quattro aree: educazione e cura della prima infanzia, abbandono precoce dell’istruzione e della formazione, istruzione superiore risultati nelle competenze di base. Il rapporto è inoltre arricchito da una panoramica delle principali riforme relative a queste aree che sono state introdotte dall’anno scolastico e accademico 2014/2015 ad oggi in tutta Europa. L’aggiornamento 2021 degli indicatori strutturali riguarda tutti gli Stati membri dell’UE, nonché Bosnia ed Erzegovina, Islanda, Liechtenstein, Montenegro, Macedonia del Nord, Norvegia, Serbia e Turchia.

La selezione degli indicatori è stata curata dalla Direzione generale per l’istruzione e la cultura della Commissione europea, utilizzando informazioni tratte da vari recenti rapporti di Eurydice, ed è stata discussa con le unità nazionali di Eurydice e con i rappresentanti dei paesi del Gruppo permanente di indicatori e benchmark. Gli indicatori strutturali forniscono informazioni sulle politiche e sulle strutture nazionali che contribuiscono al raggiungimento dei parametri di riferimento fissati nel quadro strategico per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione e della formazione (“ET 2020”).

I risultati dell’UE e degli Stati membri per quanto riguarda tali parametri sono analizzati nel dettaglio nel rapporto della Commissione europea Education and Training Monitor 2021, all’interno del quale, come ogni anno, vengono recepite ed integrate parti delle informazioni presenti in questo rapporto.

L’aggiornamento di quest’anno segna il passaggio al nuovo quadro strategico per la cooperazione europea in materia di istruzione e formazione (2021-2030), per cui le prossime edizioni conterranno una serie di indicatori allineati sulla base di quest’ultimo.

Le figure di Eurydice qui sotto riportate mettono in luce alcuni risultati interessanti emersi dal rapporto sugli indicatori strutturali.

Per quanto riguarda l’educazione e cura della prima infanzia (ECEC), sappiamo bene che coloro che educano e si prendono cura dei bambini più piccoli gettano le basi per il loro futuro. Come si evince dalla figura sottostante, le informazioni contenute nel rapporto rispondono, fra le altre, alla domanda su quanti e quali paesi europei richiedono che il personale destinato a questo livello educativo sia altamente istruito.

Dal 2015 ad oggi, diversi paesi hanno introdotto riforme riguardanti la qualificazione del personale o lo sviluppo professionale continuo: l’Italia, insieme a Irlanda, Malta e Finlandia, rientra fra quei paesi che hanno innalzato o che sono in procinto di innalzare il requisito minimo di qualifica per tutto il personale che lavora con i bambini o per una gran parte di esso. In questi paesi, sono stati stabiliti dei percorsi di formazione per conseguire i titoli necessari.

Il rapporto menziona, inoltre, l’Italia fra i paesi in cui sono state introdotte riforme sostanziali volte a migliorare la qualità e la governance dell’ECEC. Viene infatti esplicitato che il nostro paese ha recentemente introdotto un’importante riforma del sistema ECEC che vede l’introduzione del sistema integrato dalla nascita fino ai 6 anni con l’obiettivo di migliorarne la qualità, l’efficacia e l’offerta quantitativa in tutto il paese.

Passando ad analizzare l’area dell’abbandono precoce dell’istruzione e della formazione (ELET), è interessante sapere quali paesi hanno messo a punto politiche che incoraggiano l’inclusione di tale tematica nella formazione iniziale e nello sviluppo professionale continuo degli insegnanti.  Dalla figura sottostante emerge, ad esempio, che l’Italia, insieme alla Francia, alla Germania e a tutti gli altri paesi segnalati in blu, che per fortuna sono la maggioranza, rientra fra quelli in cui tali politiche sono presenti. Restano invece ancora nove sistemi educativi (Bulgaria, Cechia, Danimarca, Croazia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia e Finlandia) in cui non sono state ancora adottate politiche che promuovono il tema dell’ELET, né nella formazione iniziale né nello sviluppo professionale continuo.

Passando all’istruzione superiore, ciò che emerge è che, negli ultimi anni, la politica europea ha sempre più sottolineato l’importanza della dimensione sociale, e i paesi si sono di conseguenza impegnati a sviluppare strategie e a definire obiettivi misurabili attraverso il processo di Bologna, l’agenda di modernizzazione e la strategia per lo spazio europeo dell’istruzione.

Come si può vedere dalla seguente figura di Eurydice, sono però solo sei i paesi dell’Unione europea (Irlanda, Grecia, Francia, Cipro, Malta e Austria) che hanno messo a punto obiettivi quantitativi per l’ampliamento della partecipazione nel 2021.

Infine, per quanto riguarda le competenze di base, il cui parametro di riferimento stabilito da ET2020 mirava a ridurre la percentuale di quindicenni con risultati insufficienti in lettura, matematica e scienze a meno del 15%, il basso rendimento degli studenti è una preoccupazione per molti paesi europei. È una questione associata non solo all’efficacia dell’insegnamento e dell’apprendimento, ma anche all’offerta di un sistema di istruzione equo.

Gli indicatori strutturali individuati si concentrano su una selezione di politiche e misure che potrebbero contribuire a migliorare i risultati degli studenti e si riferiscono alle competenze nelle tre aree suddette. Queste sono spesso trattate separatamente e ricevono un’enfasi diversa nelle politiche nazionali. L’evidenza mostra che di solito ci si concentra di più sulla lettura e sulla matematica che sulle scienze. Nel complesso, negli ultimi sei anni ci sono stai pochi i cambiamenti politici e poche riforme tra gli indicatori sui risultati nelle competenze di base. Questo potrebbe indicare che queste aree non sembrano costituire una priorità per l’azione politica, nonostante in molti paesi non ci siano stati grandi miglioramenti nei risultati degli studenti misurati dall’indagine PISA.

Per consultare e scaricare il rapporto in formato pdf: Structural Indicators for Monitoring Education and Training Systems 2021: Overview of major reforms since 2015


Tag: Dati sull'istruzione