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L’insegnamento delle lingue straniere a scuola in Europa
Quali sono le lingue più studiate nelle scuole europee e a che età gli studenti cominciano a studiare la prima e la seconda lingua straniera? Quale livello di conoscenza della lingua è atteso dagli studenti alla fine dell’istruzione obbligatoria? Come sono valutate le competenze linguistiche degli studenti immigrati neoarrivati e che tipi di supporto linguistico sono resi disponibili per questi studenti?
di Simona Baggiani
Questi sono solo alcuni degli aspetti presi in esame nella nuova pubblicazione della rete Eurydice: Key Data on Teaching Languages at School in Europe – 2017 Edition.
Questa quarta edizione è particolarmente ricca di contenuti e copre tutti i principali aspetti concernenti l’insegnamento e l’apprendimento delle lingue. Lo studio fa parte della serie Cifre chiave, che presenta dati statistici insieme a informazioni sulle politiche e la normativa in materia scolastica.
In particolare, contiene 60 indicatori organizzati in cinque diversi capitoli: contesto, organizzazione, partecipazione, insegnanti e processi educativi. Per costruire gli indicatori sono state usate varie fonti, nella fattispecie la rete Eurydice, Eurostat, e le indagini internazionali PISA e TALIS dell’OCSE. I dati Eurydice coprono tutti i paesi dell’Unione europea, oltre a Bosnia – Erzegovina, Svizzera, Islanda, Liechtenstein, Montenegro, ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Norvegia, Serbia e Turchia.
Qui di seguito una breve panoramica di alcuni dei principali risultati del rapporto.
Gli alunni cominciano ad imparare una lingua straniera sempre più precocemente
Nella maggioranza dei paesi gli alunni cominciano a imparare una prima lingua straniera come materia obbligatoria tra i 6 e i 7 anni, ossia nei primi anni dell’istruzione primaria. L’Italia fa parte di questo gruppo in seguito alla legge 53/2003 che ha previsto l’insegnamento obbligatorio dell’inglese a partire dal primo anno della scuola primaria (6 anni). In una sostanziale minoranza di paesi, si inizia a studiare la lingua straniera intorno agli 8 o 9 anni. Solo tre sistemi educativi hanno previsto l’obbligo dell’apprendimento delle lingue a partire dal livello preprimario: Polonia e Cipro (che hanno recentemente promulgato delle riforme per anticipare l’età di inizio dell’insegnamento obbligatorio della lingua straniera) e Belgio (Comunità tedesca).
Nel 2014, a livello UE, l’83,8% di tutti gli alunni dell’istruzione primaria ha studiato una o più lingue straniere, con un aumento di 16,5 punti percentuali dal 2005. Ciò a conferma che gli alunni iniziano a studiare una lingua straniera più precocemente rispetto al passato. Tuttavia, in molti paesi, il volume orario dedicato alle lingue straniere resta piuttosto modesto nei curricoli del livello primario. Nella maggioranza dei paesi questa percentuale varia dal 5 al 10% del volume orario totale.
Lo studio di una seconda lingua straniera non è obbligatorio in tutti i paesi
Sempre più studenti studiano una seconda lingua straniera a livello secondario inferiore. A livello UE, il 59,7% di tutti gli studenti dell’istruzione secondaria inferiore studiavano, nel 2014, due lingue straniere o più. Si tratta di un notevole aumento rispetto al 2005 anno in cui il dato era del 46,7% degli studenti. Ciò riflette un cambiamento delle politiche in numerosi paesi, compreso il nostro, che si sono posti come obiettivo di anticipare l’età di inizio dell’insegnamento obbligatorio della seconda lingua straniera; ciò ha fatto ovviamente aumentare la percentuale degli studenti che imparano due lingue straniere. Infatti, a differenza del 2003, l’apprendimento di una seconda lingua straniera è ora obbligatorio per tutti gli alunni degli ultimi anni dell’istruzione primaria in Danimarca, Grecia e Islanda e a partire dall’inizio dell’istruzione secondaria inferiore in Repubblica ceca, Francia, Italia, Malta e Polonia.
Piuttosto che rendere due lingue straniere obbligatorie per tutti gli studenti, alcuni curricoli nazionali cercano di garantire che tutti gli studenti abbiano l’opportunità di farlo. Per esempio, in Belgio (Comunità francese), Spagna, Croazia, Slovenia, Svezia, Liechtenstein e Norvegia, l’apprendimento di due lingue non è un obbligo per tutti gli studenti prima del termine dell’istruzione obbligatoria; tuttavia, tutti gli studenti, se vogliono, hanno il diritto di imparare due lingue durante questo periodo.
L’inglese è la lingua straniera più studiata
In quasi tutti i paesi europei l’inglese è la lingua straniera più insegnata durante l’istruzione primaria e secondaria. A livello UE, quasi tutti gli alunni (il 97,3%), studiavano inglese durante l’istruzione secondaria inferiore nel 2014. Inoltre, la percentuale di alunni che imparano l’inglese a livello primario è aumentata a livello UE di 18,7 punti percentuali dal 2005, raggiungendo il 79,4%. Il francese è la seconda lingua straniera più comunemente studiata nel livello secondario inferiore, con il 33,3% di studenti dell’UE che nel 2014 studiavano questa lingua. Il tedesco è la terza lingua straniera più popolare con il 23,1% di studenti, seguito dallo spagnolo con il 13,1%.
Quando i sistemi educativi prevedono lo studio di una lingua straniera specifica obbligatoria, si tratta generalmente dell’inglese. Ciò accade in quasi la metà dei paesi esaminati. Quando una lingua straniera che non sia l’inglese è obbligatoria, spesso si tratta di una lingua ufficiale di stato. Il francese è la prima lingua straniera obbligatoria nella Comunità tedesca e fiamminga del Belgio, ed è la seconda lingua obbligatoria a Cipro. Tedesco, inglese e francese sono tutte lingue obbligatorie in Lussemburgo; mentre in Svizzera, oltre all’inglese, a seconda dei cantoni, sono obbligatori il tedesco, il francese, l’italiano o il romancio. In Islanda sono obbligatori danese e inglese. In Finlandia, lo svedese è obbligatorio nelle scuole dove il finlandese è la lingua di istruzione, mentre è obbligatorio il finlandese nelle scuole dove la lingua di istruzione è lo svedese.
Agli studenti è richiesto il livello di “utente autonomo” nella prima lingua straniera al termine della scuola
La maggior parte dei paesi usa il Quadro comune europeo di riferimento per le lingue (QCER) sviluppato dal Consiglio d’Europa per definire livelli di competenza nelle lingue straniere che siano comparabili a livello internazionale.
Al termine dell’istruzione secondaria superiore generale, la maggior parte dei paesi richiede come minimo un livello B2 (utente autonomo avanzato) per la prima lingua straniera. Diversi paesi hanno invece stabilito come minimo un livello B1 (utente autonomo – livello soglia).
Nessun sistema educativo europeo ha stabilito come livello minimo quello di utente esperto (C1 o C2). I livelli di risultati attesi per la seconda lingua studiata sono normalmente inferiori rispetto a quelli richiesti per la prima lingua. La richiesta nella maggioranza dei paesi è stabilita al livello B1 (utente autonomo – livello soglia).
L’Italia è uno dei pochi paesi che richiede ai suoi studenti di aver raggiunto almeno un livello B2 al termine dell’istruzione secondaria superiore sia per la prima che per la seconda lingua straniera.
Più della metà degli insegnanti di lingue straniere ha viaggiato all’estero per motivi professionali
Nell’indagine TALIS 2013, il 56,9% degli insegnanti del livello secondario inferiore ha riferito di aver viaggiato all’estero per motivi professionali durante la formazione iniziale o quella in servizio. Questa percentuale è più alta della percentuale dei docenti delle altre materie, che si attesta solo al 19,6%. Gli scarsi finanziamenti e la difficoltà nel sostituire gli insegnanti possono essere la causa più probabile di questa carenza di mobilità. I finanziamenti UE sono la principale fonte del sostegno economico per la mobilità degli insegnanti di lingue straniere che viaggiano per questi motivi. Nel 2013, il 26,1% degli insegnanti di lingua straniera del livello secondario inferiore che ha riferito di aver viaggiato all’estero per motivi professionali ha beneficiato di fondi provenienti da programmi dell’UE come Erasmus+. Solo l’11,5% ha viaggiato con il sostegno di un programma nazionale o regionale.
La maggioranza dei paesi europei prevede un sostegno linguistico per gli studenti immigrati neoarrivati
Definire le tipologie più adeguate di sostegno per gli studenti immigrati neoarrivati che entrano per la prima volta nel sistema educativo del paese accogliente è un primo importante step per saper rispondere ai loro bisogni. Allo stato attuale, esistono in circa un terzo dei paesi europei delle raccomandazioni a livello centrale sulla necessità di testare la lingua d’istruzione per gli alunni neoarrivati, mentre nel resto dell’Europa l’accoglienza degli alunni neoarrivati è materia che rientra nell’autonomia delle scuole che sono pertanto libere di stabilire le proprie procedure di valutazione.
Una misura di sostegno per studenti neoarrivati è l’offerta di classi separate in cui è previsto un insegnamento intensivo della lingua di istruzione con l’obiettivo di preparare rapidamente gli alunni all’ingresso nelle classi ordinarie. Queste classi preparatorie sono disponibili in meno della metà dei paesi europei. Molti paesi scelgono di integrare gli alunni immigrati neoarrivati direttamente nelle classi ordinarie (nell’anno corrispondente alla loro età), offrendo un sostegno linguistico supplementare, se necessario.
Quasi tutti i paesi prevedono corsi supplementari di lingua di istruzione per alunni immigrati e più di un terzo dei sistemi educativi europei offre a questi studenti un insegnamento personalizzato o un curriculum individualizzato.
L’Italia rientra in questo gruppo di paesi. Il nostro paese, infatti, ha optato fin dall’inizio per la piena integrazione degli alunni immigrati a scuola che non può tuttavia prescindere dall’acquisizione di una buona conoscenza dell’italiano come L2. [Per un approfondimento sull’integrazione scolastica degli alunni immigrati in Italia si veda anche il recente articolo di Alessandra Mochi].
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