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27 Febbraio 2017

L’integrazione degli alunni immigrati in Italia e in altri paesi a confronto per un futuro studio europeo

I paesi della rete Eurydice si confrontano su un tema di grande attualità per produrre uno studio nel 2018 che affronterà i temi di maggiore interesse per tutti illustrando le politiche volte a promuovere equità, inclusione, educazione interculturale, competenze dei docenti e molto altro ancora.

di Alessandra Mochi

In primavera la rete Eurydice inizierà a lavorare a uno studio interamente dedicato all’integrazione degli alunni immigrati nelle scuole in Europa da pubblicare entro l’autunno del 2018. In vista di ciò, l’argomento è stato anticipatamente affrontato in occasione dell’appuntamento annuale che riunisce i capi delle 43 unità nazionali facenti parte della rete Eurydice che si è tenuto a Bruxelles lo scorso mese di settembre. Gli argomenti che interessano il rapporto, che riguarda tutti i livelli dell’istruzione, sono molteplici e comprendono: politiche e misure specifiche a sostegno dei bambini e dei giovani provenienti da contesti migratori, come il sostegno linguistico, il supporto alle scuole per il raggiungimento di buoni risultati, il sostegno tra pari attraverso un mentore (peer mentoring); politiche e misure specifiche a sostegno degli alunni immigrati appena arrivati, compresa la valutazione dell’apprendimento pregresso, le classi transitorie, la creazione di collegamenti fra i genitori di questi alunni e le scuole; infine politiche e provvedimenti di ordine generale volti a promuovere l’equità, l’istruzione inclusiva, l’educazione e il dialogo interculturale, le politiche e i provvedimenti mirati a rafforzare le competenze degli insegnanti e dei capi di istituto in tutti questi ambiti, ma anche iniziative volte ad aumentare la rappresentanza dei migranti fra i professionisti del mondo educativo.

Considerata la mole degli argomenti, si è reso necessario un confronto di idee costruttivo per meglio individuare e definire l’ambito di studio del rapporto. A tal fine è stato richiesto all’Italia di fare una breve presentazione sulla situazione nazionale in relazione a questo tema di grande attualità, anche in considerazione dell’imponente numero di nuovi arrivi di immigrati e di rifugiati nel nostro paese. Lo stesso invito è stato rivolto anche a Grecia, Svezia, Ungheria e Germania, in modo da avere un quadro esaustivo di realtà nazionali molto diverse tra loro.

Le presentazioni dei cinque paesi sono state precedute dall’illustrazione, da parte dei rappresentanti dell’ Agenzia esecutiva per l’istruzione, gli audiovisivi e la cultura (EACEA, Education and Youth Policy Analysis), della cornice politica europea sull’argomento, che comprende il “Piano d’azione sull’integrazione dei cittadini dei paesi terzi” lanciato dalla Commissione europea il 7 giugno 2016, un piano d’azione con una forte componente educativa che sottolinea la necessità di integrare i tanti giovani provenienti da contesti migratori o rifugiati in Europa, di prevenire il rendimento scolastico insufficiente e l’esclusione in questa popolazione e di rafforzare la coesione sociale. Sono stati citati anche altri strumenti europei a supporto degli stati membri per l’integrazione dei migranti nell’istruzione, come la cooperazione politica attraverso il “Metodo di coordinamento aperto”, in particolare le Attività di peer learning, i programmi europei Erasmus+ e Creative Europe.

I rappresentanti dei paesi invitati a parlare hanno illustrato il quadro legislativo relativo all’integrazione nell’istruzione dei bambini e dei giovani con background migratorio, oltre al quadro delle politiche attualmente in vigore e ai cambiamenti in atto. Per tutti i paesi presentati sono emersi alcuni punti in comune come l’impegno e le sfide che riguardano l’insegnamento della lingua nazionale come lingua straniera e l’offerta di insegnanti madrelingua, la disponibilità di offrire un adeguato supporto di livello psicologico, sociale ed educativo ai i bambini e ai giovani rifugiati traumatizzati, l’introduzione di procedure per il riconoscimento delle competenze e delle qualifiche conseguite nei paesi d’origine, la validazione  dell’apprendimento informale e non formale, la promozione dell’accesso al VET e all’istruzione superiore.

In l’Italia, l’istruzione è un diritto universale e le “Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri”, pubblicate dal MIUR nel febbraio 2014, esordiscono affermando che i minori stranieri sono innanzitutto persone e, in quanto tali, hanno diritti e doveri che prescindono dalla loro origine nazionale. In accordo con questo principio non sono previsti requisiti di legge per i rifugiati né per i minori neo arrivati nel nostro paese per accedere al sistema di istruzione.  Sulla base di questo principio, le scuole accettano l’iscrizione degli alunni stranieri anche se privi di documenti di identità, perché la loro irregolarità non può impedire il diritto all’istruzione. Inoltre, il personale scolastico non è tenuto a denunciare alle autorità competenti l’irregolarità degli alunni che frequentano la scuola e che stanno, quindi, esercitando un loro diritto. Tuttavia, il diritto all’istruzione non implica la regolarizzazione né degli alunni né dei loro genitori.

Le Linee guida offrono indicazioni di percorsi operativi basati sulle migliori pratiche e su esperienze di scuole facilmente trasferibili e sono, quindi, uno strumento di lavoro per i dirigenti scolastici, per gli insegnanti, per i genitori e per gli operatori delle associazioni di settore. Una forte novità di queste Linee guida, rispetto alla precedente versione del 2006, è l’introduzione del tema della scolarizzazione nel livello secondario superiore e la distinzione fra i bisogni degli alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia, e quindi di seconda generazione, e i bisogni degli alunni migranti neo arrivati.

Fra le molte cose che sono cambiate in questi ultimi 10 anni salta agli occhi il forte aumento del numero totale degli alunni stranieri con cittadinanza non italiana, che sono quindi nati in Italia ma con entrambi i genitori non italiani. Nel 2005/2006 il loro numero superava appena le 400.000 unità; nel 2014/2015 risultava quasi raddoppiato, raggiungendo circa le 830.000 unità. L’aumento è stato costante e riguarda tutti i livelli dell’istruzione. Da segnalare il numero in rapida crescita degli accessi alle scuole secondarie superiori, fenomeno, questo, dovuto alla progressiva stabilizzazione di gran parte della popolazione immigrata con il conseguente progressivo passaggio al successivo grado dell’istruzione degli alunni stranieri che frequentavano le scuole di base.

In base ai dati del Servizio statistico del MIUR il paese da cui è arrivato il maggior numero di alunni stranieri nelle scuole di ogni ordine e grado nel 2014/2015 è stato la Romania, seguito da Albania, Marocco, Cina, Filippine, Moldavia, India, Ucraina, Perù, Tunisia e da molti altri.

Nel rispetto del diritto all’istruzione dei minori migranti, l’iscrizione a scuola è permessa anche durante l’anno scolastico , anche se la famiglia non fornisce i documenti anagrafici, la documentazione scolastica e i documenti sanitari necessari. Le scuole potranno raccogliere tali documenti in un secondo momento.

Un aspetto al quale viene dedicata particolare attenzione, quando si tratta della composizione delle classi, è l’eterogeneità di cittadinanza. Le Linee guida fanno infatti riferimento a una normativa già in essere che stabilisce che il numero di alunni stranieri con cittadinanza non italiana non possa superare il 30% del totale degli iscritti, ciò al fine di equilibrare la distribuzione degli alunni con cittadinanza non italiana fra scuole di uno stesso territorio. Questa percentuale può però aumentare se gli alunni stranieri hanno un’adeguata conoscenza dell’italiano o essere ridotta in caso di inadeguata padronanza della lingua.

L’Italia ha optato fin dall’inizio per la piena integrazione degli alunni immigrati a scuola e per l’educazione interculturale come dimensione trasversale e come background comune a tutte le materie e a tutti gli insegnanti, e l’integrazione ha inizio con l’acquisizione della capacità di comprendere e di comunicare e con una buona conoscenza dell’Italiano come L2.

Come già accennato, uno dei principali cambiamenti intervenuti in questi ultimi dieci anni è l’incremento di partecipazione di studenti stranieri nei percorsi dell’istruzione secondaria superiore.  A questo livello scolastico l’apprendimento dell’Italiano come L2 è fondamentale affinché gli alunni stranieri riescano a studiare comprendendo i contenuti delle materie e, comunque, in linea generale, ad avere la padronanza della lingua che favorisce l’inserimento e una buona integrazione. Le difficoltà linguistiche risultano ai primi posti fra le ragioni del fallimento scolastico, contribuiscono fortemente al ritardo scolastico che, in Italia, nel 2014/15 ha raggiunto il 63% ed è noto quanto questo fenomeno incoraggi l’abbandono precoce degli studi. Per questo motivo le Linee guida sottolineano l’importanza di questa tematica.

La scelta della scuola costituisce un ulteriore problema, per le famiglie immigrate, fin dalla scuola dell’infanzia che, purtroppo, ancora in molti casi non è considerata importante.  Il livello preprimario ha invece un ruolo decisivo per i loro figli, perché favorisce la socializzazione e permette di imparare il prima possibile l’italiano. È dunque fondamentale che le famiglie di immigrati siano incoraggiate dalle stesse scuole e dai comuni a iscrivere i bambini alle scuole dell’infanzia. L’orientamento risulta quindi avere un ruolo cruciale per combattere fin dall’inizio l’abbandono precoce; ma la sua importanza aumenta ancora di più quando si tratta di passare dal livello secondario inferiore al livello secondario superiore perché è necessario favorire una scelta della futura scuola libera da pregiudizi e da condizionamenti sociali nel rispetto delle capacità e del talento degli studenti. In Italia circa il 70% degli studenti stranieri sceglie percorsi di istruzione e formazione tecnica o professionale. Gli studiosi di scolarizzazione parlano di “segregazione formativa” o “segregazione scolastica” , un fenomeno messo a fuoco ma che necessita di essere approfondito.

Le linee guida raccomandano anche che reti di scuole, enti  locali, Uffici scolastici regionali, enti di formazione e altri soggetti interessati promuovano iniziative formative per i docenti e per i dirigenti scolastici. Tali iniziative dovrebbero mirare all’acquisizione di competenze di tipo organizzativo e a fornire strumenti di metodologia didattica utili per superare le criticità della scolarizzazione degli studenti stranieri e per sviluppare l’educazione interculturale.

Nel 2014 il MIUR ha istituito l’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli studenti stranieri e per l’intercultura, con l’obiettivo di individuare soluzioni per un effettivo adeguamento delle politiche di integrazione scolastica alle reali esigenze di una società sempre più multiculturale  e in costante trasformazione. L’osservatorio, che ha compiti consultivi e di monitoraggio, promuove e  suggerisce politiche per l’integrazione degli alunni stranieri monitorandone l’attuazione; è presieduto dal Ministro ed ha al suo interno rappresentanti degli istituti di ricerca, di associazioni ed enti di rilievo nel settore dell’integrazione degli alunni stranieri e dell’intercultura, ma anche esperti del mondo accademico, culturale e sociale e dirigenti scolastici. Nel settembre 2014, l’Osservatorio ha redatto il documento “Diversi da chi? Raccomandazioni per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’intercultura”, un vademecum con raccomandazioni e proposte operative desunte dalle migliori pratiche scolastiche per una più efficace e corretta organizzazione dell’accoglienza e dell’integrazione degli alunni con cittadinanza non italiana. Le raccomandazioni ricalcano le Linee Guida nel sottolineare l’importanza dell’apprendimento dell’italiano come L2 anche per le cosiddette “seconde generazioni” e raccomandano l’istituzione nelle scuole di laboratori linguistici permanenti animati da insegnanti specializzati nell’insegnamento dell’italiano, capaci di coordinare il lavoro di semplificazione linguistica dei contenuti delle diverse discipline e di facilitare l’apprendimento dei linguaggi specifici delle discipline di studio. Ciò implica un impegno sistematico nella formazione dei docenti, ma non solo degli insegnanti di italiano, in quanto non può essere delegata solo a loro la responsabilità dell’apprendimento della lingua di istruzione.

I paesi che a Bruxelles hanno relazionato sull’argomento ci hanno gentilmente fornito le loro presentazioni che mettiamo qui a disposizione di chi voglia conoscere come sono stati finora sviluppati i vari quadri normativi sull’integrazione degli alunni stranieri nelle scuole:

Germania

Grecia

Italia

Svezia

Ungheria

 


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